Con oltre un milione di residenti, la penisola è la prima destinazione della diaspora romena, ma è forte anche la presenza italiana nello Stato est europeo. Da un intervento di Idos all’ambasciata di Romania presso la Santa Sede e il Sovrano Militare Ordine di Malta i numeri e le tendenze del dialogo in atto tra le nuove generazioni dei due Paesi
La mobilità, intesa non solo come spostamento di persone ma anche come scambio di idee, competenze e culture, è stata il filo conduttore della conferenza internazionale “Cooperazione internazionale e dialogo tra generazioni”. L’evento si è svolto nella prestigiosa cornice dell’Ambasciata di Romania presso la Santa Sede e il Sovrano Militare Ordine di Malta, riunendo rappresentanti istituzionali, accademici e culturali di Italia e Romania. La presenza di una delegazione di professori provenienti da diverse università romene – da Bucarest a Cluj-Napoca, da Baia Mare ad Arad – ha dato testimonianza concreta di come la mobilità accademica sia strumento privilegiato per alimentare conoscenza, dialogo e cooperazione interculturale a livello europeo. Ad aprire i lavori è stato l’Ambasciatore S.E. George Bologan, da anni impegnato nel rafforzare i legami tra Romania e Italia. Tra i contributi più significativi, quello di Antonio Ricci, vicepresidente del centro studi e ricerche IDOS, che ha sintetizzato le relazioni tra i due Paesi attorno a tre parole chiave: mobilità, identità e cooperazione.
Mobilità: una storia condivisa tra partenze e approdi
La mobilità, ha sottolineato Ricci, è la chiave di lettura più immediata e al tempo stesso più profonda per comprendere la relazione tra Italia e Romania. Negli ultimi trent’anni, circa 4 milioni di romeni hanno lasciato il loro Paese, con l’Italia come principale destinazione. Oggi, la comunità romena in Italia supera il milione di residenti ufficiali, rendendola la più numerosa tra le comunità straniere nel Paese. Ma la mobilità non è stata a senso unico: anche in Romania vive oggi una piccola ma significativa comunità italiana, formata sia da una storica minoranza presente fin dal XIX secolo, sia da imprenditori, professionisti e famiglie giunti dopo la fine del regime comunista nel 1989. Questo doppio flusso migratorio ha generato intrecci familiari, culturali ed economici, trasformando i rapporti tra i due Paesi in un vero laboratorio vivente di integrazione europea.
Identità: nuove generazioni con radici ibride
Parallelamente, l’identità delle nuove generazioni si è evoluta, arricchendosi di sfumature transnazionali. I romeni in Italia non solo hanno dato vita a una fitta rete di parrocchie, associazioni e media, ma hanno anche cresciuto una generazione di giovani con radici plurali, capaci di navigare tra due (o più) culture. Oggi, quasi 150mila studenti di origine romena frequentano le scuole italiane, spesso perfettamente integrati, ma portatori di una doppia eredità culturale.
Un percorso simile vivono anche gli italiani in Romania, il cui contributo non si limita a quello economico. Molti sono diventati mediatori culturali, educatori, operatori del dialogo interculturale, contribuendo a costruire ponti tra le due società.
Cooperazione: dal basso, autentica e quotidiana
La terza parola chiave, cooperazione, è forse quella che meglio sintetizza lo spirito dell’evento. Oltre alla collaborazione istituzionale tra i governi, è emersa con forza l’importanza della cooperazione dal basso, quella che nasce dalla vita quotidiana: dalle famiglie miste alle reti imprenditoriali, dalle iniziative culturali alle collaborazioni accademiche. Una cooperazione reale, vissuta, che diventa terreno fertile per una comprensione reciproca più profonda.
Infine, i giovani e il futuro, ambasciatori di un’Europa inclusiva: nonostante le sfide ancora aperte – dalla precarietà lavorativa alla discriminazione, passando per il rischio di perdere il legame con le lingue e le culture d’origine – è emerso un messaggio di fiducia. Il futuro dell’Europa, è stato sottolineato, potrà contare su una risorsa preziosa: le nuove generazioni con identità miste, veri e propri ambasciatori naturali di un continente più unito, inclusivo e dinamico.
Alla fine, mobilità, identità e cooperazione non appaiono come percorsi distinti, ma come elementi di un’unica trama: quella di un’Europa che si costruisce non solo nelle istituzioni, ma nella quotidianità delle relazioni umane, nei legami familiari, nelle esperienze scolastiche, nei luoghi di lavoro e, soprattutto, nel dialogo tra le generazioni.
S.E. George Bologan ringrazia e si congeda dalle delegazioni italiane e romene ospitate dall’Ambasciata di Romania presso la Santa Sede.
