Nato nel 1991 su impulso di don Luigi Di Liegro, il rapporto annuale sull’immigrazione realizzato da Idos si è evoluto diventando uno strumento unico nel suo genere.
Che oggi contrasta le crescenti distorsioni e manipolazioni del fenomeno
di Luca Di Sciullo
Il Dossier Statistico Immigrazione 2025, uscito lo scorso 4 novembre attraverso convegni di presentazione tenutisi in contemporanea in ogni regione e provincia autonoma d’Italia, ha compiuto, con questa edizione, 35 anni.
L’idea di realizzare uno strumento conoscitivo sul fenomeno migratorio del Paese, partendo dalla “lezione dei grandi numeri” per decostruire (già allora!) tutta una serie di pregiudizi e di false credenze sui migranti, venne a don Luigi Di Liegro, lo straordinario “prete dei poveri” fondatore della Caritas diocesana di Roma, che pensò a un sussidio socio-statistico agile che fosse di supporto conoscitivo agli operatori del settore, per inquadrare il loro impegno pratico in una cornice di consapevolezza teorica.
Fu così che d. Luigi Di Liegro affidò l’impresa a Franco Pittau, insieme al suo “maestro” Giuseppe Lucrezio Monticelli e a un piccolo gruppo di ricercatori. Prima attraverso un incarico esterno e poi, dal 1996, chiamando Franco a dirigere il Centro studi, documentazione e ricerca della Caritas di Roma, dove sommò altri incarichi ma trovò, in compenso, altri operatori e obiettori di coscienza in servizio civile a supportarlo. Il sottoscritto ha conosciuto Franco proprio in questa fase, durante il servizio civile, e ha iniziato a lavorare per lui dal 1997, entrando così nell’équipe centrale che ogni anno, tra le altre cose, redigeva il Dossier.
La prima edizione, che constava di appena un centinaio di pagine e conteneva dati per lo più concentrati sull’area romano-laziale, era uscita nel 1991, anno successivo al varo della legge Martelli. Un varo avvenuto sulla spinta della enorme e diffusa ondata emotiva che, sorta a seguito della morte di Jerry Masslo, il bracciante sudafricano assassinato nelle campagne casertane l’anno prima, aveva dato vita alla più grande manifestazione antirazzista mai avvenuta in Italia.
Un “unicum”
Da allora, lungo questo oltre terzo di secolo, il Dossier è stato ininterrottamente pubblicato ogni anno, arricchendosi, man mano che l’immigrazione diventava un fenomeno importante, strutturale e centrale nel dibattito pubblico e politico, di contributi scientifici sempre più ricchi e raffinati da parte di esperti, studiosi e ricercatori tra i più autorevoli a livello nazionale e internazionale. Così, man mano che l’Italia diventava un grande Paese di immigrazione (soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni ’90), anche il Dossier cresceva in voluminosità (oggi è un manuale di circa 500 pagine!) e capacità analitica, fornendo a ogni passo di questa storia una lettura aggiornata, puntuale e organica delle migrazioni.
Da manuale per operatori, il Dossier è così diventato un rapporto socio-statistico di riferimento anche per studiosi, ricercatori, studenti, decisori politici e persone comuni interessate a farsi un’idea esatta e più “oggettiva” del fenomeno, pur non perdendo il carattere “manualistico”, cioè di uno strumento di consultazione su aspetti specifici o ambiti particolari. La pluralità dei contributi e degli approcci analitici degli autori che via via venivano aggiungendosi (oggi è un’opera “corale” e “polifonica” redatta da oltre 100 specialisti: un unicum nel campo degli studi periodici in materia) ha indotto a ordinare l’analisi per argomenti, capitoli tematici, livelli territoriali e specifiche disaggregazioni statistiche.
Baluardo contro le mistificazioni
Del resto, l’esigenza di divulgare una informazione incentrata su dati consolidati e una analisi socio-statistica onesta e quanto più “obiettiva” è divenuta tanto più diffusa e sentita man mano che in Italia si passava da una mistificazione all’altra del fenomeno, in un cumulo di rappresentazioni distorte che, con l’avvento della “seconda repubblica” e la trasformazione delle migrazioni in un rovente terreno di caccia per consensi elettorali, ha conosciuto livelli di penetrazione e accreditamento nell’opinione pubblica sempre più elevati.
In un simile clima, il Dossier ha funto da baluardo non solo contro le esagerazioni percettive connesse a una paura “naturale” dello “straniero”, dilagata soprattutto quando, a metà degli anni ’90, ci siamo collettivamente accorti di essere diventati un paese di immigrazione stabile, ma soprattutto contro le manipolazioni e le distorsioni che certe forze politiche dichiaratamente xenofobe, di lì a poco, sono venute intenzionalmente facendo della realtà migratoria nel Paese, usandole strumentalmente per fomentare odio e raccattare facili voti.
La forza della diffusione sul territorio
Nel frattempo, l’equipe dei ricercatori che, a Roma, lavoravano stabilmente al Dossier si è strutturata in un vero e proprio Centro studi e ricerche, che ha preso il nome dall’acronimo di “Immigrazione Dossier Statistico” (Idos) e, in breve tempo, ha costruito anche una rete di esperti, studiosi e ricercatori locali (da uno a tre per ogni regione e provincia autonoma), con compiti di redazione dei capitoli inerenti le proprie regioni di riferimento e di organizzazione di convegni, conferenze, seminari, giornate di studio imperniate sul Dossier stesso.
Una strutturazione ormai più che ventennale, la quale ha permesso di distribuire capillarmente il Dossier a livello territoriale, intessendo rapporti di collaborazione con gli attori del tessuto sociale, produttivo e formativo dei vari contesti regionali e provinciali, e di realizzare congiuntamente decine di eventi in tutta Italia, contribuendo così a sviluppare un pensiero critico sul tema e a diffondere una informazione seria e corretta in materia.
Uno scopo sociale e culturale, questo, che – avendo caratterizzato in maniera specifica il gruppo di lavoro del Dossier, sin dall’ispirazione originaria di Di Liegro – oggi appare quanto mai indispensabile per contrastare politiche nazionali, comunitarie e internazionali di vero e proprio accanimento verso i migranti e derive di odio forse mai raggiunte, a livello globale, in questi 35 anni.
