Dalla Capitale un appello per l’accoglienza dei migranti:
rendere ordinario il “modello Ucraina”
Presentato all’auditorium di via Rieti
il XVII Rapporto dell’“Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio”,
a cura del Centro Studi e Ricerche Idos e dell’Istituto di Studi Politici S. Pio V
È programmatica la sintesi conclusiva di Barbara Funari, assessora alle Politiche Sociali e alla Salute del Comune di Roma: “Chi ha a che fare con la vita delle persone sa che di fronte alla complessità del reale non si ha la bacchetta magica. Le politiche migratorie scontano troppo spesso scelte di corto respiro, con conseguenze drammatiche. Il Comune di Roma ha deciso di attrezzarsi per dare risposte effettive, dall’accoglienza domestica, gestita dall’albo delle famiglie ospitanti di Refugees Welcome, al nuovo hub per transitanti che verrà inaugurato a settembre di fronte alla stazione Tiburtina, grazie all’impegno di Baobab Experience. Occorre far fronte comune, affinché non si torni indietro: che la direttiva sui permessi temporanei speciali attivata per i rifugiati in fuga dall’Ucraina venga estesa a tutti i richiedenti asilo. E subito un tavolo su tutte le questioni anagrafiche per sbloccare questa burocrazia escludente”. L’assessora ha anche auspicato, a proposito dello ius scholae che tra poche ore sarà nuovamente discusso in Aula, un rapido punto di svolta “per tante italiane e tanti italiani che ancora non sono riconosciuti come tali dalla legge ma che ogni giorno contribuiscono alla vita della città e del territorio”.
Tra i relatori anche Andrea Costa, presidente di Baobab Experience, che ha sottolineato l’importanza di non dividere i rifugiati a seconda del colore della pelle, estendendo a tutti il modello positivo di accoglienza applicato con i rifugiati ucraini e Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia, che ha evidenziato l’importanza dell’accoglienza nelle case dei cittadini rispetto a quella nei centri.
Paola Piva, coordinatrice della rete Scuolemigranti, ha chiesto un vero impegno politico per l’integrazione culturale e linguistica, con un piano di formazione per gli adulti stranieri di lunga durata, sostenuto da un fondo dedicato, e che almeno in ogni scuola o istituto comprensivo si preveda la presenza di un laboratorio permanente di italiano attivo tutto l’anno per accompagnare l’ingresso dei nuovi alunni non italofoni.
Lukusa Tshiela, mediatrice interculturale, ha sottolineato l’importanza che in tutti i servizi siano ordinariamente previste figure preposte alla mediazione culturale, e non solo linguistica, che fungano da facilitatori tra gli immigrati e il servizio stesso.
“La pandemia, iniziata per molti immigrati con una promessa di regolarizzazione, ne ha accresciuto l’espulsione dai circuiti ufficiali e la caduta in quelli informali. Oggi gli immigrati di Roma e del Lazio sono meno visibili, meno occupati, come pure sono diminuiti i nuovi permessi di soggiorno, le acquisizioni di cittadinanza italiana, gli alunni nelle scuole, i corsi di italiano per adulti. Un quadro che richiede politiche e prassi orientate a facilitare la vita delle persone e a sostenerle se rimangono indietro”, ha detto Ginevra Demaio, ricercatrice Idos e curatrice del Rapporto.
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